Siamo una Comunità di laici e vogliamo vivere con il Signore della Vita. In questo tempo. Abitando la città dell'uomo.
La fraternità palpabile, la compagnia col Signore e la missione verso i piccoli ritmano le nostre giornate di uomini e donne che lavorano, sperano, soffrono, partecipano all' elaborazione di una cultura capace di riconoscere la dignità di ogni uomo e di promuoverla.

Tema: Vogliamo vedere Gesù?

Canto iniziale: Tiepida sera

Gv 12,20-22

Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.

Commento

I Greci vogliono vedere Gesù durante la sua vita terrena, ma per fare l’esperienza di vedere Gesù dopo la resurrezione, è necessario che i sensi esteriori e i sensi interni di ogni uomo siano gemellati, cioè stringano un patto di affinità e abbiamo dei propositi comuni.

Questo patto si fa man mano che ognuno progredisce nel proprio cammino di maturità verso la verità di se stesso.

Ci sono situazioni in cui i sensi esteriori e i sensi interni sono in contrapposizione e ciò può accadere a causa del peccato o quando siamo portati ad accondiscendere al nostro orgoglio. In queste situazioni i sensi spirituali si appiattiscono su quelli materiali e il proprio io diventa il proprio dio. Sono le occasioni in cui si diventa prigionieri di un modo di vedere le cose solo per se stesse e non si riconoscono i segni della presenza del Signore. Il papa direbbe che è il momento in cui si acquisisce uno sguardo mondano.

L’evangelista dice che essere ciechi significa proprio vedere Gesù senza però riconoscere in lui colui che il Padre ha mandato perché ognuno di noi possa amare come lui ama. Accettare questo modo di vedere significa autocondannarsi.

Per vedere il Risorto presente nella vita di ogni giorno e di ogni uomo ci sono i segni che sono dei doni di Dio, ma che allo stesso tempo però sono anche ambigui. Per comprenderli bisogna guardarli con i sensi interni ed esterni in reciproco accordo.

Perché si crei questo accordo non bastano impegno e buona volontà, ma bisogna farsi guidare dallo Spirito che rende l’uomo capace di uno sguardo allo stesso tempo fraterno e filiale. Bisogna anche praticare il digiuno dei sensi corporei, perché così è possibile lasciarci guidare dallo Spirito che permette di riconoscere il Signore risorto qui e adesso.

I Greci che esprimono il desiderio di vedere Gesù sono pagani timorati di Dio, ma non sono pienamente dentro al popolo. Cercano Filippo e Andrea forse perché hanno dei nomi greci e per questo li sentono più vicini: in loro trovano un canale privilegiato per incontrare Gesù. In questo senso il servizio di Filippo e Andrea è importante e consiste nell’essere accoglienti perché altri possano incontrare Gesù.

Se ci si ferma al dato di fatto, Filippo e Andrea vedono solo che questi Greci stanno andando al tempio – anche se non possono entrare – e vogliono vedere Gesù. Il verbo “vedere” è usato qui dall’evangelista come il verbo della fede: i Greci non possono vedere Dio e non possono celebrare la pasqua come il popolo, ma proprio il loro desiderio di vedere lascia intuire che si accostano a Gesù come ci si accosta a Dio; per loro il tempio è il corpo di Cristo, quello stesso tempio che Gesù aveva detto avrebbe fatto risorgere il terzo giorno. Il movimento dei Greci allora significa che è possibile per ogni uomo accedere alla gloria di Dio, cioè amare come Dio ama.

Canto finale: Cerco la tua voce

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