Chi appartiene a questa Comunità ha e pratica uno sguardo di parte, quello di chi riconosce che la gioia promessa e desiderata non è soltanto la propria, non è chiusa nel recinto dell’esistenza individuale, né in quella della propria famiglia o delle proprie aspirazioni. E se per qualcuno ancora è così, la vita comunitaria, giorno dopo giorno, forza lo sguardo miope e indica orizzonti infiniti, quelli in cui biondeggia la bellezza, il bene, la verità e la giustizia di una liberazione della Vita che riguarda il Creato, la Città, e soprattutto i Piccoli cui, in modo speciale, le Sorelle e i Fratelli sono inviati.
La gioia che insieme viviamo è una gioia solidale (Gv 17,13), una gioia che, poiché è vera, raggiunge e coinvolge gli altri (Fil 4,4-9). È la gioia di poter pensare l’uomo come essere unico e operare per questo. Pensarlo integro, non frammentato o scisso dentro; aperto al bene e all’infinito; alla verità che guida verso la realizzazione del proprio volto; solidale e responsabile; al servizio del bene comune e della giustizia; irrinunciabilmente orientato alla condivisione armoniosa di tutte le forme di relazione che la bellezza dello spirito umano ha saputo coltivare.
Nella storia di questa Comunità, pian piano, si è fatta sempre più chiara e riconoscibile la chiamata particolare a rispondere al bisogno di una Vita Bella, condivisa, in mezzo agli altri, attiva, costruttrice del bene comune e aperta alla Trascendenza, di quanti hanno una disabilità intellettiva.
Regola della Comunità della Casa, 243 - 252 - 254