Siamo una Comunità di laici e vogliamo vivere con il Signore della Vita. In questo tempo. Abitando la città dell'uomo.
La fraternità palpabile, la compagnia col Signore e la missione verso i piccoli ritmano le nostre giornate di uomini e donne che lavorano, sperano, soffrono, partecipano all' elaborazione di una cultura capace di riconoscere la dignità di ogni uomo e di promuoverla.

Tema: Mano arida e rabbia demenziale

Canto iniziale: Sulle sue ali

Ognuno è invitato a leggere il brano e ad appuntare reazioni e impressioni

Lc 6,6-11

Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Commento

La nostra è una storia di liberazione da qualunque schiavitù, una liberazione che non dipende dal rispetto della Legge, ma dal fatto che davanti agli idoli abbiamo il potere e la libertà di fare come ha fatto Gesù, che con la sua morte e resurrezione ha ricapitolato il dono della vita e della libertà piena.

A partire da questa meditazione facciamo un passo per entrare nell'oggi del Figlio di Dio, per entrare in un evento, quella della nostra liberazione, che si è compiuto una volta per sempre con Gesù Cristo. Per entrare nell'oggi del Figlio di Dio, l'evangelista dice che è necessario l'ascolto che rende poveri: è questa la condizione che ci fa compiere il nostro esodo. Gesù cercava e cerca anche oggi degli ascoltatori: se siamo in relazione con lui, possiamo diventare ascoltatori poveri; se invece non stiamo usando il potere di fare come Lui, rischiamo di diventare sordi.

Quest'uomo che ha una mano paralizzata ed è muto, ma non sordo, richiama i giudei che si trovavano a Babilonia di cui si parla nel salmo 137:

 Lungo i fiumi di Babilonia,
 là sedevamo e piangevamo
 ricordandoci di Sion.
 Ai salici di quella terra
 appendemmo le nostre cetre,
 perché là ci chiedevano parole di canto
 coloro che ci avevano deportato,
 allegre canzoni, i nostri oppressori:
 «Cantateci canti di Sion!».
 Come cantare i canti del Signore
 in terra straniera?
 Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
 si dimentichi di me la mia destra;
 mi si attacchi la lingua al palato
 se lascio cadere il tuo ricordo,
 se non innalzo Gerusalemme
 al di sopra di ogni mia gioia.

Al popolo in esilio viene chiesto di cantare i canti di Sion, ma alcuni si oppongono, perché non vogliono far piacere agli oppressori: accettare di cantare sarebbe significato dimenticare Gerusalemme, abituarsi all'autosufficienza dei Babilonesi.

Gesù chiama l'uomo con la mano paralizzata e muto, proprio come i giudei che non volevano dimenticare Gerusalemme, a stare in mezzo. Quest'uomo ha la destra paralizzata, la mano con cui l'uomo si impegna nel creato e rischia perciò l'autosufficienza. L'uomo è muto, ma i sordi sono gli scribi e i farisei. La loro sordità consiste nell'escludere qualunque alternativa al loro modo di vedere le cose. Pensano di interpretare la realtà secondo la verità che coincide con l'esperienza di se stessi. Sono contenti di gestire la vita per come vogliono.

Anche il nostro ascolto può essere farisaico, può escludere, cioè, chi ha un modo diverso di intendere la realtà. Anche nell'uomo con la mano paralizzata c'è qualcosa che non funziona: non ha perso l'udito interiore, sente il richiamo e si mette in mezzo per stare più vicino a Gesù. Gesù non va contro alla Legge, perché i rabbini dicevano che bisogna mettere al primo posto il bene della persona: non fare nulla non significa fare la volontà del Signore.

L'ascolto dei farisei non è povero, ma è pieno di furore, la loro sordità è demenziale, sono chiusi, incapsulati in sé stessi e sono la verità. La Parola di questa sera si conclude in modo amaro, ci mette dinanzi a un non, che non ha lo stesso sapore di quello dei comandamenti. Ascoltare come i farisei, avendo la certezza della propria posizione, non salva la vita, ma lascia gli altri, quelli bisognosi che il bene li raggiunga, incapaci di partecipare del farsi del mondo.

Canto finale: Oggi

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