Siamo una Comunità di laici e vogliamo vivere con il Signore della Vita. In questo tempo. Abitando la città dell'uomo.
La fraternità palpabile, la compagnia col Signore e la missione verso i piccoli ritmano le nostre giornate di uomini e donne che lavorano, sperano, soffrono, partecipano all' elaborazione di una cultura capace di riconoscere la dignità di ogni uomo e di promuoverla.

Tema: Spezzare il pane

Canto iniziale: Correre

Lc 24,28-35

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Commento

Alcuni discepoli, tra cui i due che tornano a Emmaus, presi da scoramento per la morte di Gesù, hanno deciso di lasciare il gruppo. Si dirigono a Emmaus, dove forse avevano casa, ma dove di certo li attendeva la vita di prima, più riscurante di quella condivisa con Gesù e gli altri.

Hanno per compagni il sentimento di fallimento e la tristezza ed è come se avessero dimenticato tutto degli anni precedenti condivisi con Gesù e gli altri.

Sono fermi alla croce che sembra aver cancellato le parole del Maestro e aver allontanato ogni speranza.

Gesù è risorto e appare all’improvviso ai due discepoli che non lo riconoscono e che erano usciti fuori strada.

Commentando questi versetti, Agostino scrive: “Cristo vive, ma in noi tante volte la speranza è morta”, cioè Gesù trova i suoi con il cuore morto.

Gesù spezza il pane e lo offre ai discepoli: il gesto lo indentifica agli occhi dei suoi e richiama alla loro mente due esperienze: le tante volte in cui Gesù ha dato il pane ad altri e soprattutto l’ultima cena, dove quel gesto aveva sancito il dono libero di se stesso. In quel momento, in piena libertà, Gesù ha dato tutta la propria vita per loro, prima di morire sotto la violenza e la costrizione della croce.

Tutta la vita di Gesù era stato un consegnarsi appassionato e nel momento in cui spezza il pane e lo offre, quei due discepoli fanno pasqua, smettono cioè di tornare indietro e cambiano direzione. L’offerta di un pezzo di pane li spinge a guardare i fatti da una prospettiva nuova.

Gesù condivide lo smarrimento e il fallimento dei due discepoli che erano ripiegati su se stessi. Ma va oltre: si mette accanto, perché i due possano ritrovare la direzione che stavano abbandonando.

La loro pasqua consiste, allora, nell’assumere una visione diversa sui fatti segnati dalla morte di Gesù: è una visione che li abbraccia all’interno di una prospettiva più ampia e che li avvicina allo sguardo di Dio.

Anche noi abbiamo bisogno di fare pasqua, di smettere di soffermarci su ciò che non va. Solo così possiamo sentire e riconoscere i compagni di strada e possiamo guardare diversamente le pesantezze della vita. Gesù ci aiuta a riconoscerci una parte del tutto e non l’assoluto.

La presenza di Gesù dà alla vita un profumo diverso, il suo pane spezzato e offerto rende visibile l’amore. che è più forte della morte, delle separazioni e del male.

Padre Christian De Chergé, priore trappista di Tibhirine, così scrive all’inizio del proprio testamento spirituale: “Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere oggi – di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era “donata” a Dio e a questo paese”.

Padre Christian ha anticipato la propria morte, perché ha consegnato se stesso, la propria vita, nell’amore, una vita che era già donata prima che morisse. Il suo esempio ci mostra che si può contrastare il male anticipando la morte con scelte che esprimono un amore più grande.

Sono i gesti quotidiani con cui possiamo consegnarci agli altri e con cui possiamo innescare un vita basata sulla libertà e sul dono.

Canto finale: Tiepida sera

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