Siamo una Comunità di laici e vogliamo vivere con il Signore della Vita. In questo tempo. Abitando la città dell'uomo.
La fraternità palpabile, la compagnia col Signore e la missione verso i piccoli ritmano le nostre giornate di uomini e donne che lavorano, sperano, soffrono, partecipano all' elaborazione di una cultura capace di riconoscere la dignità di ogni uomo e di promuoverla.

Tema: Alzarsi e servire

Canto iniziale: Dentro l’anima

Mt 8,14-17

Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie.

Commento

Secondo alcuni esegeti, la casa di Pietro rappresenta la comunità nascente e in questa prospettiva l’evangelista definisce che cos’è la Chiesa e ciò a cui è chiamata.

La suocera rappresenta una persona rispetto alla quale l’amore non è spontaneo e in questo senso l’evangelista sottolinea come nella comunità il legame tra i membri è costituito dall’amore voluto a causa di un terzo, che è il Signore; il carattere della spontaneità non fa brillare, invece, l’amore divino.

Da qui possiamo rilevare che, quando nelle comunità si affievolisce l’amore per il Signore, crescono allo stesso tempo i problemi relazionali.

In tutto questo Gesù è in mezzo agli altri e porta la vita, assumendosi il carico dei malanni degli altri.

La casa della suocera di Pietro rappresenta anche un ambiente intimo: spazi così hanno senso se fanno maturare un’apertura ancora più grande, altrimenti questa intimità non vale.

La febbre che affligge la donna è stata interpretata in vari modi: può rappresentare le questioni oziose, in cui si discute tanto, senza però arrivare a una sintesi migliore; oppure può essere intesa come una resistenza da parte della donna a quella marea di gente, di amici, che Pietro portava a casa.

Nella febbre alcuni Padri della Chiesa vedono l’ira, cha può essere sfogata in due modi: con un’esplosione oppure con l’accasciamento. Nella donna c’è forse una resistenza interiore, che si manifesta con una concentrazione su di sé, che la blocca, tanto da non avere energie per gli altri.

In questo passaggio Gesù non fa un gesto straordinario, ma semplicemente vede e tocca. L’unica reazione che si registra è quella della donna che si mette a servizio.

Il servizio è l’unica cura per le malattie che possono far ammalare la nostra umanità, come l’egoismo, il ripiegamento vittimistico, condito di ira o di accidia.

Qui Gesù fa un miracolo intimo: questa febbre può far ammalare tutte le relazioni tra le persone che vivono in una casa, perché, quando non c’è servizio reciproco, c’è isolamento.

Alla fine di una giornata faticosa, Gesù va a casa, e possiamo immaginare con il desiderio di riposarsi.

E proprio a casa, invece, la giornata si intensifica. Molti vanno da Gesù per ritrovare la speranza smarrita a causa delle malattie e delle deformità, e non nascondono di essere malati.

Gesù non fa alcuna distinzione e guarisce tutti;, non perde il senso di essere in mezzo agli altri: è la buona notizia per tutti, ai quali offre accoglienza, cura e simpatia.

Gesù trae questa consapevolezza e fermezza dalla preghiera, dal dialogo con il Padre, che gli permette di prendere la distanza da se stesso e di ricominciare. È nella preghiera che è possibile guardare con lo sguardo di Dio ciò che ci circonda e quindi volgere lo sguardo a Gesù ci rimette in piedi e ci rende capaci di servire gli altri, creando uno spazio tra noi e il nostro carico di angosce.

Canto iniziale: Narrerò tra i popoli

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